Introduzione al Progetto di Ricerca Proprietaria Altis
Altis è orgogliosa di annunciare il lancio di un ambizioso progetto di ricerca intitolato Wellbeing in the Workplace, guidato da Nicoletta Brancaccio, Head of Research in Altis e candidata al dottorato presso l'Università del West of England. Il lavoro di Nicoletta esplora la complessa relazione tra lo spazio e le risposte comportamentali degli occupanti, analizzando come gli ambienti che abitiamo plasmano le nostre esperienze e il nostro benessere.
Per gli architetti, l’opportunità sta nell’intendere come interpretiamo e costruiamo lo spazio—come questi processi influenzano non solo le nostre azioni, ma anche il nostro senso di benessere. Altis sta intraprendendo un'indagine fondamentale che unisce il design degli ambienti di lavoro alle risposte emotive e cognitive umane, aprendo la strada ad architetture e interni più responsivi, inclusivi e attenti alla neurodiversità.
Questa ricerca considera molteplici fattori che influenzano, impattano o migliorano la qualità della vita. La base di questa complessa indagine è una domanda semplice ma profonda: Cosa può fare l'architettura per le persone? E parliamo non solo in termini di aumento della produttività, ma nel dare potere agli individui e nel farli sentire meglio al lavoro.
Decodificare lo Spazio e la Realtà
Viviamo e "codifichiamo" lo spazio principalmente attraverso le “interruzioni”, quelle che i ricercatori chiamano discontinuità. Una superficie vuota, priva di caratteristiche, non offre stimoli, nessuna attivazione per il cervello. Ma quando una linea, una rottura o qualsiasi tipo di interruzione rompe quel vuoto, iniziamo a vedere e interpretare. Questo è il processo di codifica dello spazio.
La costruzione della realtà, invece, è un processo completamente diverso. Non ci limitiamo a decodificare la realtà—la costruiamo attivamente. La percezione di ciascun individuo è unica, plasmata dal suo background, cultura, esperienze e dai significati che attribuisce agli oggetti e agli spazi. Come descritto da James Gibson con il concetto di affordance, oggetti e spazi suggeriscono azioni, ma il significato di questi input è profondamente personale e contestuale.
La vera sfida oggi non è solo riconoscere questi significati preesistenti, ma anche attribuirne di nuovi. Significati che si allineano e promuovono il benessere.

Il Modello PERMA e il Ruolo dell’Architettura
Secondo Martin Seligman, un teorico di riferimento sul concetto di wellbeing, la crescita personale è abilitata da cinque pilastri fondamentali: Emozione Positiva, Impegno, Relazioni, Significato e Realizzazione (PERMA™). Ognuno di questi può essere nutrito attraverso interventi strategici, e l'architettura ha il potere di influenzare tutti e cinque.
L'architettura infatti può ispirare l’impegno incoraggiando l’interazione con gli spazi. Può favorire le relazioni creando ambienti che riuniscono le persone. Può plasmare i significati che associamo ai nostri dintorni, migliorando la nostra connessione emotiva con il luogo di lavoro. In sostanza, l'architettura non riguarda solo le strutture; riguarda la creazione di esperienze che consentono alle persone di prosperare.
Un Approccio Collaborativo
Questo percorso di ricerca vedrà collaborazioni con professionisti di diversi settori, inclusi psicologi e specialisti del luogo di lavoro, per ottenere una comprensione più profonda delle emozioni e delle esperienze legate agli ambienti. Il nostro obiettivo è differenziare tra emozioni e sentimenti, esplorando le loro connessioni con specifici tipologie di spazio.
Integrando conoscenze provenienti da diverse discipline, contiamo di sviluppare intuizioni pratiche per architetti e designer, permettendo loro di creare ambienti che migliorano significativamente la qualità della vita del personale e di tutti coloro che vivono questi spazi.
Il progetto Wellbeing in the Workplace mira a ridefinire come pensiamo l’architettura—non solo come sottofondo, ma come partecipante attiva nel plasmare il benessere umano.