Le emozioni sono ovunque. Nei gesti involontari, nel tono di un’email, negli sguardi durante le riunioni. Eppure, quando si parla di lavoro, restano confinate alla sfera delle soft skill. Empatia, intelligenza emotiva, gestione dello stress. Belle parole, troppo spesso ridotte a postille su un elenco di perfomance individuale.
Ma se fossimo davanti a un cambio di tendenza, se il modo in cui sentiamo fosse parte integrante del modo in cui lavoriamo? Questa domanda non nasce dalla filosofia, ma dalla psicologia cognitiva, dalle neuroscienze, dall’antropologia organizzativa. Che ci dicono, con chiarezza, che emozione e cognizione sono la stessa cosa: senza la prima, non esiste nemmeno la seconda.

Emotional Based Working
Da Altis la chiamiamo EBW: Emotional Based Working. Non è un modello già impacchettato, ma un campo di esplorazione che stiamo mappando attraverso la nostra Ricerca Proprietaria. Nasce dall’evidenza che nessuno spazio, processo o cultura aziendale possa funzionare davvero se non considera la dimensione emotiva come risorsa strategica.
Il contrario di ABW? No, il suo completamento. Se l’Activity Based Working organizza spazi e tempi intorno a cosa facciamo, l’Emotional Based Working li organizza intorno a come ci sentiamo. Insieme, raccontano il lavoro per come è davvero: un sistema complesso di attività, relazioni, stati emotivi, posture fisiche e narrative culturali.
Perché le emozioni contano davvero
Le emozioni sono ciò che ci permette di prendere decisioni rapide, di valutare rischi, di creare connessioni, di progettare con senso. Il neuroscienziato Antonio Damasio l’ha scritto decenni fa: “We are not thinking machines that feel, we are feeling machines that think.”
Progettare per le emozioni significa pensare ambienti belli, funzionali, ma soprattutto capaci di attivare stati emotivi coerenti con i processi che supportano. Significa riconoscere che un certo tipo di luce, temperatura, rumore, disposizione spaziale, può innescare irritazione o creatività, stanchezza o concentrazione.
Dall’attività all’emozione: la prossima frontiera
Nella nostra ultima esplorazione editoriale ci siamo chiesti: l’ABW è ancora il modello migliore? La risposta è emersa chiara: pensiamo che non basti. Da solo, non è sufficiente a leggere la complessità del lavoro contemporaneo. Per farlo, serve un passo in avanti: perché non sono solo le attività a definire il lavoro, ma anche le emozioni che le muovono, le sostengono, le trasformano. Ecco la materia prima del lavoro umano.