La notizia shock è che no, non avvia sessioni di meditazione guidata. Ma potrebbe insegnarti qualcosa. 

Sento l’eco. Il frigorifero è vuoto. Il badge ha smesso di suonare. La macchinetta del caffè non emette più quei versi. Ma io resto qui. Guardo il sole che disegna geometrie sulle scrivanie vuote. A custodire le piante, vere e finte. A chiedermi: perché sono stato progettato per il tempo pieno, se nessuno ha pensato a quello vuoto?

Misurare l’assenza per progettare in presenza

Ogni agosto si ripete la stessa scena: uffici vuoti, sale riunioni abbandonate, metri quadri che nessuno abita. Ma attenzione: non è un’anomalia, è un’opportunità. I momenti di underuse sono un indicatore importante, e se sai dove guardare, ti dicono esattamente come (non) funziona il tuo spazio.

Chi occupa cosa? Quando? Per quanto? E soprattutto: perché alcuni ambienti restano deserti anche quando l’ufficio è pieno? Monitorare l’uso degli spazi (flussi, picchi, tempi di permanenza, distribuzione delle attività) permette di passare dal “ci sembra che” al “sappiamo bene che”. E di farlo proprio quando il rumore della routine lascia spazio all’osservazione.

L’analisi dei dati, in questi casi, non serve a giustificare una scelta fatta, ma a guidarne una futura: aiuta a capire dove investire davvero, dove ridistribuire risorse, dove serve meno spazio (e dove, magari, ne serve di migliore). Perché il ROI di un ufficio non si misura solo sulla base di quante persone ci lavorano, ma su quanto valore genera anche quando non lo fa nessuno.

Lo spazio che funziona anche quando non serve

Un buon progetto ascolta. Accoglie le fluttuazioni, prevede gli assenti, crea valore anche nel silenzio. È lì che entra in gioco il design adattivo: arredi mobili, ambienti riconfigurabili. Progettare pensando anche al vuoto (ai momenti in cui lo spazio rallenta e si trasforma) è una forma di intelligenza operativa, il modo più concreto per garantire che lo spazio sia davvero vivo, in ogni momento.

Un ufficio ben pensato non è solo un contenitore di persone, ma un sistema elastico, reattivo, capace di funzionare in tutte le sue varianti: picco, media, down. E anche down-down, come succede ad agosto. È proprio quando tutto si ferma che l’ambiente mostra la sua vera natura. Se resta flessibile, accogliente, coerente anche con le cinque persone rimaste dentro (nemmeno fossero beta-tester), allora hai capito come farlo funzionare davvero. E per chi ancora si interroga, Altis è qui per te: scrivici a [email protected]